Facoltà di Farmacia

via Marzolo, 5 - 35131 Padova

Note storiche

 


La Facoltà di Farmacia dell'Università di Padova è una delle istituzioni più ricche di storia della città di Padova. Ecco qui di seguito un articolo tratto da una pubblicazione degli anni trenta.

 

Il nuovo Istituto di Chimica farmaceutica e tossicologica della R. Università di Padova
Estratto dalla rivista "LA CHIMICA E L'INDUSTRIA"
di Efisio Mameli

L'Istituto di chimica farmaceutica e tossicologica dell'Università di Padova ha lasciato i vecchi locali, che occupava fin dal 1882, in Via Ospedale, e si è trasferito in una nuova sede, appositamente costruita.

Ai molti chimici e farmacisti, che, durante i 55 anni di funzionamento del vecchio istituto, vi trascorsero i loro anni di studi universitari, sarà gradito rievocarne il ricordo e conoscere i caratteri principali del nuovo istituto.

1. - Il vecchio Istituto

Il vecchio istituto fu fondato per interessamento del prof. Pietro Spica, che era stato nominato, nel 1879, titolare di Chimica farmaceutica e tossicologica nell'Università di Padova, in seguito a concorso, dopo essersi affermato esimio cultore di chimica organica nella celebre scuola palermitana di Cannizzaro e di Paternò.

Il prof. Spica non fu il primo insegnante della sua materia nell'Ateneo padovano (Un insegnamento, che può essere paragonato a quello della chimica farmaceutica, venne fondato nell'Università di Padova, sotto il nome di <<Medicina chimica>> nel 1749, dal Senato veneto, e fu tenuto fino al 1760 da medico Bartolomeo Lavagnoli. Dal 1760 al 1769 l'unico insegnamento di chimica (<<Schola chimica theorica et experimentalis>>), comprendente anche la chimica farmaceutica, fu tenuto dal Conte Marco de Carburi, da Cefalonia, che nel 1770 eresse il primo <<elaboratorium>>. La prima cattedra di chimica farmaceutica indipendente fu fondata a Padova nel 1797, dal regime napoleonico e ne fu insegnante per un anno Giuseppe Mingoni, medico padovano, e poi Salvatore Mandruzzato (1798-1815), medico trevisano, entrambi <<pubblici professori alle terme di Abano>>. Nel 1815 le due cattedre di chimica generale e di chimica farmaceutica, allora facenti parte della Facoltà medico-chirurgo-farmaceutica, si fusero e ne fu titolare fino al 1833 Girolamo Melandri-Contessi da Bagnocavallo, a cui succedette Francesco Ragazzini, pure da Bagnocavallo, che tenne il doppio insegnamento fino al 1858. In tale anno le due cattedre si scissero nuovamente e fu titolare della chimica farmaceutica Francesco Filipuzzi, da S. Daniele (Udine), il quale, alla morte di Ragazzini, nel 1861, ebbe entrambi gli insegnamenti e li continuò ad avere fino al 1873-74. Col 1873 si istituirono la Facoltà di scienze e la Scuola di Farmacia: la cattedra, che d'allora in poi si intitolò <<Chimica farmaceutica e tossicologica>> divenne autonoma e, dopo un breve periodo di incarico tenuto da Francesco Ciotto (1874-1879), venne assunta dal prof. Spica). Ma fu quello che le impartì un indirizzo sperimentale moderno e che si adoperò per darle una sede propria. Questa (dopo 3 anni, in cui l'insegnamento della chimica farmaceutica fu ospitato nell'istituto della chimica generale) fu occupata all'aprirsi dell'anno scolastico 1882-83. L'edificio, costruito appositamente e sito di fronte all'Ospedale civile, fu dapprima modesto (il progetto originario era stato strozzato per necessità di bilancio) e comprendeva un'aula per le lezioni, un laboratorio per studenti e altri ambienti a pianterreno, nonché vari laboratori speciali al I° piano. Costò 50.000 lire, di cui 17.057 a carico del patrimonio universitario.

Tale edificio venne a poco a poco munito degli impianti e del materiale più necessario e reso atto all'insegnamento sperimentale degli studenti, che non tardarono ad accorrere. Essi furono 16 nel 1879-80, 23 nel 1882-83, 72 nel 1894-95, 93 nel 1895-96, 103 nel 1896-97, 112 nel 1897-98. Di fronte a tale aumento di studenti, il laboratorio, nonostante le misure e gli accorgimenti addottati dal prof. Spica, si dimostrò sufficiente ed ebbe un primo ampliamento (costato L. 30.000) nel 1898-99, col quale si portò l'area occupata dall'istituto da mq 576 a 874. Un secondo ampliamento (costato L. 60.000) fu effettuato negli anni 1907-9 e portò l'area a circa 1.600mq.

Anche la suppellettile didattica e scientifica andò arricchendosi.

La dotazione , che era stata di L. 1200 fino al 1874, di L. 2000 fino al 1884-85, fu portata a L. 3000 nel 1891-92. Il personale, che era di un solo assistente nel 1879, fu aumentato.

In tale ambiente il prof. Spica, continuando la sua attività scientifica e guidando quella dei suoi allievi, svolse, per ben mezzo secolo, fino a quando morì (16-6-1929), la sua operosità di maestro, di ricercatore e di trattatista.

Dopo la morte del prof. Spica, ebbe la direzione dell'istituto dal 1929-30 al 1931-32 il prof. Carlo Sandonnini e quando questi, nel novembre del 1932, passò alla cattedra di chimica generale della stessa Università di Padova, fu chiamato a coprire l'insegnamento della chimica farmaceutica e tossicologica il prof. Mameli.

2. - Il nuovo Istituto.

Il continuo aumento degli studenti di farmacia di cui si è fatto già parola andò accentuandosi specialmente dopo il 1920, in seguito alla vittoria delle nostre armi nella grande guerra , perché le Venezie trentina e istriana, finalmente ricongiunte alla madre-patria, vennero a gravitare con la loro popolazione scolastica universitaria specialmente verso l'ateneo padovano. Gli iscritti in farmacia aumentarono così da 223 nel 1922-23 a 316 nel 1925-26, a 321 nel 1926-27. In seguito, la cifra degli iscritti si è consolidata in una media di 260 allievi per anno, con un rapporto fra studenti e studentesse di 5:2.

Le ristrettezze dei locali, nonostante nuovi adattamenti, continuarono pertanto a farsi sentire sempre più imperiosamente in quest'ultimo decennio, tanto da imporre una soluzione radicale.

Nel 1933, per il fervido interessamento del Rettore prof. Carlo Anti, animatore del presente rinnovamento universitario padovano, si poté addivenire alla costituzione di un <<Consorzio per la sistemazione edilizia dell'Università di Padova>>, che, sovvenuto generosamente dei fondi necessari dal Governo (lire 35.000.000) e dagli Enti locali (L. 10.000.000) e presieduto dallo stesso Rettore, provvide alla costruzione di diversi istituti universitari, fra i quali anche quello di chimica farmaceutica e tossicologica.

Il nuovo istituto di chimica farmaceutica e tossicologica sorge nel principale quartiere universitario di Padova, in Via Marzolo, e fa parte del gruppo di 15 istituti universitari, che, posti sulla stessa via e sulla parallela Via Loredan, costituiscono un notevole insieme di edifici scolastici. La vicinanza di tali istituti, e specialmente di quelli relativi ai diversi rami di chimica o a materie affini (chimica generale, chimica-fisica, chimica industriale, chimica applicata, chimica biologica, fisica, farmacologia, igiene) permettono al nuovo istituto facilità di comunicazioni personali, di consultazioni bibliografiche, di scambi culturali e di utili comunicazioni.

Il nuovo istituto è un vasto edificio in cemento armato, moderno nella concezione, nella distribuzione, nell'arredamento. La sua mole notevole è in accordo con la sua importanza didattica, dato il rilevante numero di studenti che ospita e dati i vari insegnamenti che in esso si impartiscono (chimica farmaceutica e tossicologia, chimica bromatologica, idrologia, tecnica farmaceutica e relative esercitazioni).

Fu costruito su progetto dell'arch. Giuseppe Merlo di Milano, vincitore del relativo concorso nazionale, dall'impresa A. Facciolo e FR. di Verona, sotto la direzione dell'Ufficio lavori del Consorzio per la sistemazione edilizia dell'Università di Padova. I lavori edilizi si iniziarono il 9-4-1935 e si completarono il 4-4-1936. L'arredamento richiese tutto il 1937. Fu inaugurato il 31-10-1937. Le lezioni e le esercitazioni vi cominciarono il 10 gennaio 1938.

Occupa un'area di 4300 mq di cui 2000 coperti da costruzioni (cubatura 30.000 mq) e 2300 sistemati a giardino. E' a due piani, oltre un piano rialzato, uno scantinato e due vaste terrazze. Il suo costo è di circa 3.500.000 lire, compresi gli impianti e l'arredamento.

Contiene un'aula per 170 uditori, 5 sale di esercitazione per gli studenti (una per ogni anno di corso), con 62 banchi e 267 posti di lavoro; 24 altri laboratori con 50 banchi e 100 posti di lavoro, 3 sale per la direzione e la biblioteca, un ricovero antiaereo (difeso da un solettone di cemento armato alto m. 1.25), capace di 150 persone e attrezzato per la difesa antigas e per esperienze di tossicologia e di fisiologia, una serra, un cortile interno e uno esterno, quest'ultimo con stabularium e laboratorio speciale annesso. Adiacenti ad ogni reparto sono terrazze scoperte e posti di lavoro all'aperto.

Per dare un'idea della vastità degli impianti, accenniamo solo ai 10.000 m di tabulazioni per acqua, gas, scarichi, riscaldamento, che corrono nelle sue pareti e nei suoi pavimenti, alle 300 prese di acqua, 900 prese di gas, 500 prese elettriche, 600 lampade installate, per una potenza di 50.000 W. Particolare cura venne data alla ventilazione nei laboratori e nelle 72 cappe di aspirazione, tutte munite di elettroventilatore.

Nel nuovo istituto ha trovato degna collocazione un intero reparto - primo in Italia - destinato all'insegnamento sperimentale della Tecnica farmaceutica, con due laboratori per ricerche, una sala di esercitazioni, una farmacia e una stanza di infialettamento, per l'addestramento pratico degli studenti. Si avvera così, dopo circa 400 anni, la proposta che fece nel 1543 Francesco Buonafede, primo lettore di <<semplici>> nell'Ateneo padovano.

Esistono inoltre nel nuovo istituto speciali laboratori per i rami più interessanti di chimica affini all'insegnamento fondamentale. Uno di tali laboratori è destinato all'idrologia, data la importanza che ha questa scienza a Padova, per la vicinanza delle interessanti e pregiate acque termo-minerali euganee e per altri fenomeni idrologici veneti.

Altri laboratori speciali del nuovo istituto sono destinati alla chimica tossicologica e alla chimica bromatologica, materie che già ebbero a Padova brillanti affermazioni, alla microanalisi, alla elettrochimica, alla spettroscopia, alle ricerche di chimica biologica, di chimica bellica, ecc. La ripartizione dei diversi locali è visibile nelle piante annesse.

L'Università di Padova, oltre il compito di richiamare a se le popolazioni scolastiche delle tre Venezie, ha anche quello, che compie lodevolmente, di ospitare studenti stranieri. Posta al confine orientale d'Italia, deve perciò vincere il paragone con le più vicine Università delle nazioni confinanti (Innsbruck, Graz, Lubiana, ecc.). Il nuovo assetto edilizio la pone in grado di continuare a bene esplicare questo suo alto dovere di italianità. Il nuovo Istituto di chimica farmaceutica e tossicologica è una nuova affermazione dell'ascesa storica dell'Ateneo padovano, che fu ed è vigile sentinella avanzata della cultura italiana.

3.- Attività scientifica

Sarebbe degno del momento illustrare adeguatamente l'attività scientifica dell'istituto di chimica farmaceutica e tossicologica dell'Università padovana, attività che nell'ultimo cinquantennio fu notevole, qualche volta intensa. Ma non potendo ciò fare in poche pagine, ci limiteremo a ricordare i punti più importanti

Un argomento di studio, che ha avuto fra gli insegnanti di detto istituto una serie quasi ininterrotta di cultori, è quello dell'idrologia in generale e delle acque termo-minerali euganee in particolare. Tali terme, che richiamarono l'attenzione di scrittori e di scienziati in tutte le età, da Plinio a Pietro d'Abano e a Falloppio, e che hanno interessato e che tuttora interessano idrologi, geologi, geofisici, clinici, chimici e fisici, dettero come abbiamo già visto, i primi insegnanti di chimica farmaceutica All'Università di Padova , quali il Mingoni e il Mandruzzato. Al Mandruzzato si deve, oltre numerose monografie di argomento idrologico, la più vasta opera sulle terme di Abano (Trattato dei bagni di Abano, 3 volumi, 1789-1804), interessante raccolta di dati sperimentali, ancora oggi degna di consultazione, su quella antica e famosa stazione termale.

Ricerche idrologiche in generale e particolarmente sulle acque euganee, furono continuate, come una feconda tradizione, dopo il Mingoni e il Mandruzzato, dal Melandri e dai successivi insegnanti di chimica farmaceutica del nostro ateneo, quali il Ragazzini, il Ciotto, lo Spica e la tradizione non è ancora spenta oggi. Altri scienziati dell'Università padovana furono attratti dallo studio delle acque euganee e vi portarono contributi di altissimo valore scientifico e pratico, quali quelli che si devono ai prof. De Giovanni, Nasini, De Marchi, Dal Piaz, De Toni, Vicentini, M. G. Levi, Anderlini, Salvadori e ai loro collaboratori.

E' degno di particolare ricordo il fatto che il prof. Spica, eseguendo numerose analisi di acque italiane ed estere, fu il primo (1892, 1898, 1902) a rilevare l'importanza della silice nelle acque minerali, fatto che ebbe notevoli sviluppi, dato l'interesse che la moderna idrologia attribuisce all'azione biocatalizzatrice della silice nelle acque minerali. Il merito di detta priorità fu riconosciuto allo Spica dagli idrologi contemporanei, fra cui il Nasini (1899).

In relazione all'importanza degli studi di chimica idrologica nelle Venezie, il nuovo istituto di chimica farmaceutica e tossicologica è stato dotato, come si è visto, di un apposito laboratorio, utile sussidio all'insegnamento dell'Idrologia, che in esso si impartisce dal 1936.

Nel cinquantennio in cui l'istituto fu diretto dal prof. Spica, l'attività scientifica di lui e dei numerosi collaboratori che egli seppe richiamare intorno a se (Albanello, Asquini, Bertossi, Biscaro, Bressanin, Calderato, Carnielli, Carrara, Ciotto, Collavo, Cosettini, De Maria, Fabris, Fachinato, Fraccaroli, Germain, Ghirardi, Giosia, Giudice, Halagian, Luzzatto, Marchesini, Mazzaron, Menegazzi, Miorandi, Muraro, Pajetta, Pazienti, Pisanello, Ponti, Rossi, Schiavon, Spica Carlo Luigi, Spica Matteo, Sturmiolo, Todeschini, Velardi, Vicentini, Zambelli, Zanelli, Zuccari) si rivolse anche ad altri rami della chimica e specialmente alla chimica organica, farmaceutica, analitica, bromatologica, tossicologica, industriale e alla tecnica farmaceutica, e ne fanno fede le 200 memorie da essi pubblicate.

Nel campo della chimica organica, si ricordano gli importanti contributi portati alla conoscenza di molti fenoli e loro derivati (acidi fenolglicolici, fenolsolfonici), le ricerche sulle tiouree, sugli uretani, sui composti tioazolici, sui derivati dell'acido citrico, sulla sparteina e su vari principii attivi vegetali (Diosma crenata, Arum italicum, Aristolochia serpentaria, Gonolobus Condurango, Micrococcus prodigiosus).

Alla chimica farmaceutica appartengono le ricerche su alcuni derivati dell'antipirina, sui tannati di chinina, sui prodotti arsenicali organici.

Di chimica analitica vennero pubblicate ricerche relative al riconoscimento, alla separazione o al dosamento di vari metalli (alluminio, nichel, rame, potassio, mercurio), metalloidi (cloro, arsenico, antimonio), sali (nitriti, persolfati), sostanze organiche (alcol metilico ed etilico, acido fenico, saccarina, lecitina, albumina), alla determinazione spettroscopica dell'acido borico.

Le ricerche di chimica bromatologica riguardano l'analisi delle acque potabili, delle acque gazose, degli olii, dei vini e altre bevande alcoliche, dei grassi, del latte , delle farine, delle paste.

Nel campo della chimica tossicologica, vanno ricordate le numerose ricerche sulla genesi, le proprietà e il riconoscimento delle ptomaine, sui metodi di riconoscimento e di dosamento di parecchi veleni (bromo, fosforo, mercurio, arsenico, cloroformio, fenolo, stricnina, eroina, dionina, peronina, atropina, aloe, sabina), sull'analisi chimica e spettroscopica del sangue, sulla tossicità delle mandorle amare, sull'ypirite, sulla difenilcianarsina, sui procedimenti di decomposizione elettrolitica delle sostanze organiche.

Le pubblicazioni di tecnica farmaceutica riguardano studi critici di farmacopee, osservazioni su forme farmaceutiche, su medicamenti <<pari>>, su incompatibilità farmaceutiche, sulla solubilità di alcuni medicamenti.

Fra le attività scientifiche dell'istituto si possono ricordare gli incarichi che il prof. Spica ebbe per la riconosciuta competenza quale analista, tossicologo e bromatologo. Nel 1880 fu chiamato a far parte della Commissione per l'accertamento dei reati di veneficio e di questa epoca sono le sue ricerche più importanti di tossicologia, atte a rendere più sicuro il riconoscimento dei veleni. In seguito fu rappresentante dell'Italia alla Società delle Nazioni, per la Conferenza internazionale dell'oppio in Ginevra, membro della Commissione internazionale per l'analisi delle derrate alimentari, del Consiglio superiore di sanità, della Commissione per la revisione della farmacopea ufficiale italiana. Nel 1918 fu chiamato ad organizzare e a dirigere il laboratorio di chimica analitica dell'Ufficio materiale chimico di guerra, appositamente istituito dal Comando supremo, presso l'Istituto di chimica farmaceutica dell'Università di Bologna, laboratorio che funzionò dal gennaio 1918 all'agosto 1919 e ove il prof. Spica con sei collaboratori attese a ricerche sugli aggressivi bellici e ad analisi sul materiale bellico nemico, ricerche raccolte in circa 200 relazioni.

4.- Attività didattiche

Limitandoci al periodo storico più vicino a noi, si rileva che l'attività didattica dell'Istituto di chimica farmaceutica e tossicologica dell'Università di Padova fu sempre notevole e che il prof. Spica raccolse pienamente lo scopo principale dell'istituto, che è quello di preparare dei colti e coscienziosi professionisti.

Il suo interessamento verso i discepoli non conobbe soste. La cura, che egli poneva nell'esposizione delle lezioni e nel guidarli alle esercitazioni pratiche, volle integrare col munirli di trattati, che fossero loro di guida, non solo durante il corso scolastico, ma anche in seguito, durante la vita professionale.

Così videro la luce le successive edizioni delle <<Tavole di chimica analitica qualitativa>>, che si eseguirono dal 1887 in poi, fino all'ultima (6a) postuma del 1936, e il vasto <<Trattato di chimica medico-farmaceutica e tossicologica>> in 3 volumi (metalloidi,1896; metalli, 1896; sostanze organiche, 1907), la cui 2a edizione fu interrotta dalla morte dell'autore e ne fu pubblicata postuma solo la parte relativa ai metalloidi (1936).

Nel 1886 all'insegnamento fondamentale della chimica farmaceutica e tossicologica, il prof. Spica, che aveva coltivato, come abbiamo visto, le ricerche relative all'analisi degli alimenti, aggiunse l'insegnamento della <<Chimica delle sostanze alimentari>>, titolo che si cambiò poi in quello di <<Chimica bromatologica>>, che conserva tuttora. Sull'insegnamento della chimica bromatologica, quale fu iniziato dal prof. Spica, si modellarono i corsi, che furono istituiti in seguito nelle altre Università. L'insegnamento universitario della chimica bromatologica si propose lo scopo æ pienamente raggiunto æ di preparare la schiera dei chimici bromatologici, che, nei laboratori comunali, provinciali e industriali, provvedono alla difesa annoraria della popolazione e allo sviluppo delle industrie alimentari. Anche per l'insegnamento di questo ramo della chimica, il prof. Spica preparò (1920) ai suoi allievi un <<Riassunto delle lezioni di chimica bromatologica >>, che fu il primo del genere in Italia: esso arrivò nel 1928 alla 3a edizione.

Nel 1909 si istituì, primo in Italia, l'insegnamento della Tecnica farmaceutica. Esso dura tuttora, con personale, stanze di esercitazioni e dotazioni propri ed è di grande giovamento , per la coordinazione dell'insegnamento teorico con la preparazione professionale degli studenti.

Nel 1936 si istituì l'insegnamento della Idrologia, contemplato fra le materie complementari del nuovo ordinamento universitario 28-11-1935 e particolarmente indicato nella regione veneta, per la ricchezza, già ricordata, del suo patrimonio idrico.

Per quanto riguarda i diplomi, l'Università di Padova concedette, fin dall'inizio, come le altre Università italiane, il diploma di maestro in farmacia, che fu il primo titolo istituito in questo ramo di studi e che fu poi sostituito da quello di farmacista (diploma in farmacia). In seguito, si aggiunse fu seguita poi dalle altre. Tale laurea elevò la cultura e la dignità dei farmacisti e diede impulso al progredire dell'industria farmaceutica italiana.

Nel 1931 L'Università di Padova istituì - prima in Italia - la laurea in Farmacia, presto seguita dalle consorelle. Tale laurea, aboliti, col riordinamento universitario 28-11-1935, il diploma in farmacia e la laurea la laurea in chimica e farmacia, e nell'istituzione di questo titolo Padova fu preceduta da poche università e in chimica e farmacia, rimane ora l'unico titolo accademico concesso alla Facoltà di farmacia.

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CHIMICA COMMEMORAZIONE DI PIETRO SPICA

Sezione Veneta (Padova).

Il 16 giugno in Padova, per iniziativa della Sezione Veneta dell'Associazione, il prof. Efisio Mameli ha solennemente commemorato il prof. Pietro Spica, in occasione del X anniversario della morte.

Alla cerimonia sono intervenuti, oltre ai famigliari dello Scomparso, numerosi professori di Chimica di altre Università, i componenti del Consiglio Centrale dell'Associazione e del Consiglio Direttivo della Sezione Veneta, un folto gruppo di ex-allievi, riuniti a Padova in occasione della <<settimana farmaceutica>> che vi si stava svolgendo.

Alle ore 11, prima della cerimonia nell'atrio del nuovo Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologica in Via Marzolo, venne scoperta dalle mani della figlia Signora Lia de' Stefani Spica, una lapide con medaglione in bronzo riproducente l'effigie del Maestro, opera pregevole dello scultore Giovanni Nicolini, offerta alla Università Patavina dalla Associazione Italiana di Chimica, e qui riprodotta.

Tutti gli intervenuti si sono poi raccolti nella attigua Aula principale dell'Istituto di Chimica Farmaceutica. Erano alla cattedra il Pro-Rettore prof. Gola per il Magnifico Rettore, assente da Padova; il prof. Betti, vice-presidente dell'Associazione Italiana di Chimica; il prof. Marotta, segretario generale; il prof. Meneghini, presidente della Sezione Veneta, ed il prof. Mameli oratore ufficiale.

Far i presenti che affollavano l'Aula, oltre ai rappresentanti di Autorità cittadine, erano gli Accademici d'Italia S. E. prof. de' Stefani, genero del prof. Spica, e S. E. prof. Bonino, presidente della Sezione Emiliana; il prof. Scurti, presidente della Sezione Piemontese; il prof. Rolla, presidente della Sezione Ligure; la prof. Bakunin, presidente della Sezione Campana.

Il prof. Meneghini, dopo aver data notizia delle molte adesioni pervenute, ha dato lettura del seguente telegramma del Presidente S. E. il Principe Piero Ginori Conti:

<<Trattenuto imprevisti impegni spiacemi non potermi trovare costì nel giorno in cui viene rievocata la figura di Scienziato e di Maestro di Pietro Spica. Pregovi considerarmi presente e portare mio saluto>>.

Ha quindi rivolto, a nome della Sezione Veneta, il vivo ringraziamento a tutti coloro che di persona in spirito avevano voluto essere presenti alla cerimonia, atto di doveroso reverente omaggio alla memoria del prof. Spica, che era stato per circa mezzo secolo Maestro dell'Ateneo Patavino fondando nel 1882. L'Istituto di Chimica Farmaceutica, recentemente trasferito nella nuova, più ampia e più degna Sede.

Il vice-presidente prof. Betti ha quindi, a nome anche del Presidente S. E. il Principe Ginori Conti, rivolto al rappresentante della R. Università commosse parole consegnando la Targa donata dalla Associazione Italiana di Chimica per ricordare il Maestro insigne ed eternarne nel bronzo la effigie. Il Preside anziano prof. Gola ha quindi espresso a nome del Rettore e di tutto l'Ateneo la viva gratitudine all'Associazione per aver promossa questa cerimonia e per il perenne ricordo di Pietro Spica che per tanti anni si prodigò nell'insegnamento della Chimica Farmaceutica.

Infine il prof. Efisio Mameli ha nobilmente rievocato tutta l'opera scientifica e didattica di Pietro Spica, riscuotendo alla fine della efficace commemorazione lunghi applausi e le espressioni di profonda e sincera gratitudine da parte dei congiunti dello Scomparso.

La commemorazione del prof. Mameli comparirà integralmente nella Gazzetta Chimica Italiana.

Alla cerimonia avevano aderito con telegrammi e con lettere: il Podestà di Caccamo, il Rettore della Università di Palermo, i Presidenti di Sezione prof. Cambi, prof. Olivieri Mandalà, prof. Bargellini, dott. G. Ginori Conti, e i proff. Vanzetti, Quilico, Issoglio, B. Oddo, De Fazi, Charrier, Scagliarini, Gallo, Giorgis Salvadori, Visco, Coppadoro, Agrestini, Angelico, ecc.

Dopo la cerimonia ed una visita all'Istituto di Chimica Farmaceutica, i convenuti, sotto la guida del prof. Semerano, si sono recati a visitare il nuovo Istituto di Chimica Fisica, attiguo a quello di Chimica Generale.

 



 
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